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giovedì 25 novembre 2010

Creduloneria e dimenticanza

Non arriverò mai a capire come tanta gente riesca a credere alle demagogiche fandonie propagandistiche di qualsivoglia conclamato politico delinquèntem. In realtà avrei tranquillamente potuto usare “delinquente”, ma riferito oggigiorno a persona che ha infranto la legge, onde evitare commenti protettivi, preferisco usare il termine che in latino significa fallire, mancare al proprio dovere.
E chi meglio di Berlusconi potrebbe copulare con tale definizione? Tra le tante passate panzane, ieri a Ballarò è riuscito ad aggiungerne un paio niente male: “ho eliminato la puzza della discarica di Terzigno” (che con le piogge è invece aumentata, spandendosi in altri comuni) e “ho rimosso i cumuli di monnezza dal centro di Napoli” (le foto sui mezzi d’informazione smentiscono da sole).
Però ripeto, non mi stupisce un cazzaro che, facendo il proprio mestiere di pagliaccio, cerca di persuadere le masse sul proprio inesistente operato, ma la cieca creduloneria popolare appunto, che si conferma tossicodipendenza politica.

A braccetto con la creduloneria troviamo sempre la dimenticanza, altra piaga socio-politica, mancando la quale vivremmo forse in un vero paese dei balocchi, se non altro perché avendo, in quanto Stato mooooolto democratico, concesso tante chance a chi invece ci ha palesemente tradito, disattendendo le nostre aspettative (quando non hanno proprio distrutto la libertà degli italiani), basterebbe tagliare (metaforicamente) qualche migliaio di teste, per risolvere in un sol colpo la gran parte dei problemi che ci attanagliano da anni. Basterebbe semplicemente ripassare, come si faceva a scuola, la storia di ogni esponente politico, o esponente di cariche dirigenziali in ambito statale, per non incorrere nei danni che attanagliano la libertà e quindi il benessere del nostro paese.
E’ di questi giorni la notizia, invero poco pubblicizzata sui media, ma di cui ha dato ampio risalto Marco Travaglio su il Fatto Quotidiano, della vergognosa campagna protettiva atta ad ostacolare la vicenda giudiziaria di Clemente Mastella. In pratica si sono mobilitati in suo favore un giudice (avvicinando il gip per farlo prosciogliere), Bruno Vespa (intervistando un “super testimone” a lui legato, scoperto poi essere ignobilmente un esponente dell’Udeur) e il Parlamento europeo. Insomma l’oligarchia si muove in favore di un “pezzo da novanta” che va salvato!
Ricordiamo che il capo della “famiglia reale di Ceppaloni”, l’europarlamentare Pdl Clementone nostrum, è imputato per 4 concussioni, 3 abuso d’ufficio, un’associazione per delinquere, un peculato, una truffa e un’appropriazione indebita, ed insieme a lui i suoi cari (60 coimputati, fra cui moglie, consuocero, cognato e mezza Udeur).
Vi sembra giusto che la reputazione di un ceffo del genere, un mafioso in pratica, venga aiutata nella trasmissione della TV di Stato condotta da Vespa (la cui moglie, guarda caso,  venne nominata da Mastella direttore degli Affari di giustizia del ministero), addirittura titolando “Cupola o persecuzione?”?
Inoltre la Camera, non vuole avvenga il processo senza il permesso preventivo del Parlamento adducendo che i reati sarebbero collegati alle funzioni di Guardasigilli avute al tempo, mentre in realtà Mastella è imputato “in qualità di segretario nazionale del partito politico Udeur” e alcuni reati li avrebbe commessi prima e dopo aver fatto il ministro). Il rischio ora è che si congeli l’udienza preliminare, concedendo in pratica la fine del processo, per lui e per tutto il resto degli imputati.
Il 23 Novembre su il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio scrive: Il paradosso tragicomico è che, secondo la legge costituzionale 1/1989, il Parlamento può negare l’autorizzazione a procedere solo se il ministro inquisito ha agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo. Ecco: forse lottizzare gli enti pubblici piazzando parenti e raccomandati, concutere pubblici ufficiali, pilotare appalti a fini clientelari, intascare soldi del finanziamento pubblico all’editoria o truffare l’Inail sono condotte tipiche di un ministro della Giustizia e vanno tutelate perché finalizzate a un “preminente interesse pubblico”. Nel qual caso, bloccare il processo a Mastella è poco: bisogna erigergli un monumento equestre.

Credere in qualcuno o dimenticare i fatti implica una scelta, ma le scelte si devono ponderare bene, solo cosi riusciremo a vivere in un mondo migliore.

Consiglio di leggere e magari commentare questi articoli sul blog di un mio amico:
Appello all'intelligenza degli uomini 
Non esiste la pillola magica

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